mercoledì 12 marzo 2014

Gli amori di Apollo e Dafne, sinfonia di Pier Francesco Cavalli


Gli amori di Apollo e Dafne 1640:
Già dell'alba vicina
L'aure percorritrici,
I venticelli amici
Fomentano cortesi
La mia placida forza,
E le palpebre umane
(Seppelliti i lor moti in dolce oblio)
Resister più non ponno
Alla soave deità del sonno.
Questa è l'ora felice
Da me più favorita,
In cui godo vedere
Dentro a un dormir profondo,
La natura sopita.
Poco lunge è la Diva,
Che sparge a man profusa umide perle.
Poco lunge è la luce,
Che per sentier dorato il dì conduce.
Voi miei cari ministri Panto, Itaton, Morfeo,
Mentre vengono i sogni
Dalla porte fatali,
Servite pronti al vaticinio loro
Con le vostre figure,
E con mille apparenze, e mille forme
Itene a visitar chi posa, e dorme.

MORFEO

Sonno Dio del riposo,
Dator della quiete, e della pace,
Tutti gli umani volti
Io prenderò ben tosto, e com'è l'uso
Delle mutanze mie
Vaneggerò col sogno avanti il die.

ITATON

E Io d'augelli, e fere
Vestirò le sembianze,
E son pronto a cangiarmi in tante guise,
Che non potranno i numeri adeguare
E spesso in un oggetto
Unirò, mescerò più d'un aspetto.

PANTO

Le figure diverse
D'insensibili cose io prenderò,
E tra chi dorme andrò;
Del quadro, del triangolo, del cerchio
Figurerò le prospettive belle,
E tutte inventerò l'arti novelle.

TUTTI INSIEME

Uscite in varie forme
Immagini gioconde, e strane forme,
E all'addormito mondo
Portate in sogni lieti
Metamorfosi mille, e mille segni,
E l'uomo frale a indovinar s'ingegni.


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