mercoledì 12 marzo 2014

Metamorfosi di un'immagine

La vicenda tragica di Dafne, trasformatasi in alloro per sfuggire alle brame del dio Apollo, fu tema di grande successo nell'iconografia, grazie soprattutto alla diffusione dell'opera ovidiana. I differenti artisti, tuttavia, privilegiarono momenti diversi della storia, concentrandosi ora sulla narrazione ora sull'esito del racconto.



Troviamo rappresentazioni del mito in più settori dell'arte:

Scultura

Pittura

Musica

Letteratura

Danza



Relazione a cura di Daniela Gomez; Anna Lombardi; Rosa de Simone, Sabato Gargiulo; Teresa D'Aniello; Michela D'Antuono, Mariangela Abagnale; Enrico Sammarco

Apollo e Dafne, dipinti dei fratelli Pallaiolo e Nicolas Poussin

Apollo e Dafne è un dipinto olio su tavola (29,5x20 cm) attribuito a Piero del Pollaiolo e/o a suo fratello Antonio), databile al 1470-1480circa e conservato nella National Gallery di Londra.



Apollo e Dafne (Nicolas Poussin)


Dafne di Nicolas Poussin 





Gli amori di Apollo e Dafne, sinfonia di Pier Francesco Cavalli


Gli amori di Apollo e Dafne 1640:
Già dell'alba vicina
L'aure percorritrici,
I venticelli amici
Fomentano cortesi
La mia placida forza,
E le palpebre umane
(Seppelliti i lor moti in dolce oblio)
Resister più non ponno
Alla soave deità del sonno.
Questa è l'ora felice
Da me più favorita,
In cui godo vedere
Dentro a un dormir profondo,
La natura sopita.
Poco lunge è la Diva,
Che sparge a man profusa umide perle.
Poco lunge è la luce,
Che per sentier dorato il dì conduce.
Voi miei cari ministri Panto, Itaton, Morfeo,
Mentre vengono i sogni
Dalla porte fatali,
Servite pronti al vaticinio loro
Con le vostre figure,
E con mille apparenze, e mille forme
Itene a visitar chi posa, e dorme.

MORFEO

Sonno Dio del riposo,
Dator della quiete, e della pace,
Tutti gli umani volti
Io prenderò ben tosto, e com'è l'uso
Delle mutanze mie
Vaneggerò col sogno avanti il die.

ITATON

E Io d'augelli, e fere
Vestirò le sembianze,
E son pronto a cangiarmi in tante guise,
Che non potranno i numeri adeguare
E spesso in un oggetto
Unirò, mescerò più d'un aspetto.

PANTO

Le figure diverse
D'insensibili cose io prenderò,
E tra chi dorme andrò;
Del quadro, del triangolo, del cerchio
Figurerò le prospettive belle,
E tutte inventerò l'arti novelle.

TUTTI INSIEME

Uscite in varie forme
Immagini gioconde, e strane forme,
E all'addormito mondo
Portate in sogni lieti
Metamorfosi mille, e mille segni,
E l'uomo frale a indovinar s'ingegni.


"Trasformazione di Dafne in Lauro" di Giambattista Marino


Stanca, anelante a la paterna riva, 

qual suol cervetta affaticata in caccia, 
correa piangendo e con smarrita faccia 
la vergine ritrosa e fuggitiva. 



E già l’acceso Dio che la seguiva, 
giunta omai del suo corso avea la traccia, 
quando fermar le piante, alzar le braccia 
ratto la vide, in quel ch’ella fuggiva. 



Vede il bel piè radice, e vede (ahi fato!) 

che rozza scorza i vaghi membri asconde, 
e l’ombra verdeggiar del crine aurato. 



Allor l’abbraccia e bacia, e, de le bionde 

chiome fregio novel, dal tronco amato 
almen, se’l frutto no, coglie le fronde.


http://ivc2014.blogspot.it/2014/03/metamorfosi-di-unimmagine.html

"Mythos"





L'Apollo e Daphne di Gianlorenzo Bernini

L'Apollo e Daphne è un gruppo scultoreo di Gian Lorenzo Berninieseguito tra il 1622 e il 1625 e si trova nella Galleria Borghese a Roma.
Era ospitato nella stessa stanza dell'Enea e Anchise seguendo il progetto ambizioso di Scipione Borghese di dare forma moderna ai miti del passato antico, offrendo l'opportunità ad uno scultore dalle doti eccezionali come Bernini di confrontarsi con la letteratura e con la rappresentazione del difficile tema della metamorfosi.





Mito di Apollo e Dafne

Dafne, figlia e sacerdotessa di Gea, la Madre Terra e del fiume Peneo (o secondo altri del fiume Lacone), era una giovane ninfa che viveva serena passando il suo tempo a deliziarsi della quiete dei boschi e del piacere della caccia la cui vita fu stravolta a causa del capriccio di due divinità: Apollo ed Eros. Racconta infatti la leggenda che un giorno Apollo, fiero di avere ucciso a colpi di freccia il gigantesco serpente Pitone alla tenera età di quattro giorni, incontra Eros che era intendo a forgiare un nuovo arco e si burlò di lui, del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni degne di gloria.
Il dio dell’amore, profondamente ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta: prese due frecce, una spuntata e di piombo, destinata a respingere l'amore, che lanciò nel cuore di Dafne e un'altra ben acuminata e dorata, destinata a far nascere la passione, che scagliò con violenza nel cuore di Apollo. 

Da quel giorno Apollo iniziò a vagare disperatamente per i boschi alla ricerca della ninfa, perchè era talmente grande la passione che ardeva nel suo cuore che ogni minuto lontano da lei era una tremenda sofferenza. Alla fine riuscì a trovarla ma Dafne appena lo vide, scappò impaurita e a nulla valsero le suppliche del dio che gridava il suo amore e le sue origini divine per cercare di impressionare la giovane fanciulla.Dafne, terrorizzata, scappava tra i boschi. Accortasi però che la sua corsa era vana, in quanto Apollo la incalzava sempre più da vicino, invocò la Madre Terra di aiutarla e questa, impietosita dalle richieste della figlia, inziò a rallentare la sua corsa fino a fermarla e contemporaneamente a trasformare il suo corpo: i suoi capelli si mutarono in rami ricchi di foglie; le sue braccia si sollevarono verso il cielo diventando flessibili rami; il suo corpo sinuoso si ricoprì di tenera corteccia; i suoi delicati piedi si tramutarono in robuste radici e il suo delicato volto svaniva tra le fronde dell'albero.